Intervista a Beniamino Loglisci
E' un freddo giorno di dicembre e Beniamino Loglisci modella i suoi fischietti al caldo tepore di una stufa a legna.
Nonostante i suoi 80 anni, Beniamino passa circa 7 ore al giorno modellando l'argilla. L'anziano artigiano lavora e intanto ci racconta la sua vita e della produzione della Cola Cola, il tradizionale fischietto in terracotta di Gravina(...).
Per la lavorazione della Cola Cola abbiamo sempre seguito dei periodi ben precisi. Dopo le feste di Natale iniziamo a modellare, e modelliamo tutto l'inverno. Poi la cottura l'abbiamo fatat da sempre a primavera: questo perchè bisogna stare 10 ore vicino al fuoco, e di inverno anche se ti alzi alle 6 di mattina devi arrivare alle 4 di pomeriggio, ed e a quell'ora già non si vede più. E poi il forno a legna si utilizza all'aperto, e la mattina presto quando è inverno fa molto freddo qui sulle Murge.
Quando abbiamo finito di fare le cotture ci dedichiamo alla pittura. Quindi l'estate facciamo a dipingere. E si fa la provvista di creta per l'inverno(...).
La modellatura
La Cola Cola l'abbiamo sempre fatta interamente a mano. Se la stessa cosa la fai con lo stampo non ha più valore, non ha nessun senso.
Partiamo facendo tre palline di argilla. Le prime due servono per fare il corpo della Cola Cola: con una pallina un pò più grande si fa la parte davanti con la testa, con quella più piccola si fa la parte di dietro con il fischio.
Lavoriamo entrambe le palline con le dita, allungandole e scavandole. Otteniamo due forme vuote che vanno unite per fare il corpo della Cola Cola: una delle due parti è leggermente più grande, e quando le sovrapponiamo avremo una femmina e un maschio. Le uniamo bene con le dita, in modo da fare una saldatura.
Alla parte di dietro facciamo i buchi del fischio con la stecca; prima di usarla è meglio bagnarla, ma poco, altrimenti il pezzo si spacca. A parte questo gli attrezzi non vanno usati proprio: per fare la cresta del gallo e della gallina, ad esempio, si usa il pollice.
I pezzi aggiunti, come il collare,devono essere di creta più umida, altrimenti in cottura si staccano. La stessa cosa vale per gli occhi: si fanno con due palline di creta che deve essere più molla.
Con la terza pallina facciamo la base della Cola Cola. La base non può essere attaccata subito al corpo: va fatta indurire un pò, se no il pezzo crolla. Di inverno mettiamo le basi vicino alla stufa per farle seccare più velocemente. Se fa un pò più caldo, invece, le mettiamo fuori dalla finestra.
Quando ha raggiunto la giusta durezza, non deve essere troppo secco nè troppo molle; uniamo la base al corpo. Si scava un pò la pancia e si inserisce dentro la base. Poi si rafforza la saldatura con una fascetta di creta.
Quando il pezzo è finito lo lisciamo per bene con il dito bagnato. Quando poi è secco lo lisciamo ancora meglio passando la carta vetrata. Alla fine passiamo di nuovo il pennello bagnato per togliere le striature. Una volta pitturati i pezzi, le striature non di vedrebbero comunque, ma preferiamo farlo perchè viene una cosa pulita.
La vendita dei fischietti: dal Santuario di Picciano alle gallerie d'arte
Il momento dell'anno in cui vendevamo più fischietti era il mese di maggio, durante i pellegrinaggi al Santuario della Madonna di Picciano. In quel periodo il Santuario era così affollato dai fedeli che di domenica non si poteva quasi entrare in chiesa. Il fischietto era il primo ricordo del pellegrinaggio, così, quando andavamo a Picciano vendevamo tutti i fischietti che facevamo durante l'inverno, non ne portavamo uno indietro!
Nonostante tutto, con la vendita dei fischietti non potevamo sopravvivere neanche un mese. Questo perchè i prezzi erano tutti sproporzionati. Mi ricordo quando questa Cola Cola costava 50 soldi. Poi il prezzo è salito a 100 soldi, 1 lira, 2 lire. Ma il valore era sempre quello: per due Cola Cola compravamo un chilo di pane. Ora per fortuna è un pò diverso: uno di questi lo vendo a 10 euro, e di chili di pane ne posso comprare 10. Ma una volta si doveva lavorare solo per comprare il pane, senza altri progetti.
Da Gravina a Picciano ci saranno 17-18 chilometri, e al santuario ci arrivavamo con un traino preso in affitto tirato da cavalli o muli. Anzi, per la verità i primi tempi ci andavamo con la carretta a mano. E qualche volta siamo andati anche a piedi, con le Cola Cola a spalla. Questo è successo quando c'era stata troppa pioggia, e i traini non potevano passare per il fango. Perchè allora a questo santuario non attivavano le strade asfaltate: c'erano strada di terra.
A vendere i fischietti a Picciano durante le feste andavamo sempre sia noi che i Niglio di Matera, che erano 3 o 4 fratelli. Facevano questo tipo di fischietto che a Matera chiamano Cuccù. E' come la nostra Cola Cola, ma ha questa testa che non ho capito mai che tipo di animale sia. E' una testa strana, non lo spiegare.
E abbiamo conosciuto i Niglio negli anni '35-40 quindi è da una vecchia data che conosciamo questa famiglia.
Le femmine della famiglia Loglisci non hanno mai avuto a che fare con i fischietti. Invece credo che fino al '71- 72, sarà una quarantina d'anni che abbiamo smesso. desso hanno aperto la strada asfaltata e c'è gente che ci va tutto l'anno. C'è un nostro discepolo che si chiama come noi, Loglisci(Raffaele), che continua a portare li i fischietti ed a venderli per tutto il mese di maggio e poi durante altre feste ad Agosto. Però non si vendono più tutti i fischietti che vendevano una volta. E molti visitatori non li conoscono proprio i fischietti(...).
L'origine della Cola Cola
Le radici della Cola Cola sono a Gravina, e in particolare nella famiglia Loglisci. Noi siamo stati i primi, è stato un nostro brevetto. Non sono sicuro chi della famiglia ha iniziato a farli. Posso dire con sicurezza che li producevano mio Padre e mio Nonno, perchè me lo ricordo. Però mio padre mi parlava anche della produzione del mio Bisnonno. Diceva sempre che anche lui si dedicava a fare queste cose qui. E quindi sono almeno 4 generazioni.
A Gravina c'erano tanti fornaciai che facevano mattoni, recipienti e altre cose. Ma la Cola Cola non l'ha fatta mai nessuno, c'erano solo i fratelli Loglisci. Si, qualche volta fornaciaio ha provato a fare le Cola Cola, ma non in maniera continuativa.
Oggi nei paesi vicini c'è molta gente che fa la Cola Cola e pretende che sia nata ad Altamura, Matera, eccetera. Mio fratello si arrabbiava per queste bugie, ma io gli dicevo: non ti arrabbiare, tanto noi dobbiamo morire, meglio che gli altri imparano! La cosa che mi da fastidio è quando vedo fare le Cola Cola con dei colori strani. La Cola Cola deve avere i colori tradizionali!
Il nome della Cola Cola ha una origine strana. Nel dialetto di Gravina chiamiamo cola cola la gazza ladra, e i nostyri antenati le diedero questo nome. Ma la Cola Cola che facciamo noi non ha niente a che vedere con i canto della gazza, assomiglia più al cuculo, che fa cucù, cucù. Però ormai il nome è tradizionale e noi non lo possiamo cambiare.
Nostro padre Giuseppe
Papà era più bravo di me e mio fratello a fare i fischietti. Ed in fondo è una cosa normale, perchè veniamo da lui. E' lui che ci ha insegnato tutto. Può succedere ad un allievo di superare il maestro, ma credo che noi non ci siamo mai arrivati.
Oltre a fare i fischietti, mio padre ha fatto tanti tipi di lavori. Però la Cola Cola non l'ha mai abbandonata, faceva tutte e due le cose.
Da giovane quando si sposò, aveva uno studio fotografico. E' stato il primo ad aprire uno studio fotografico a Gravina. Era anche decoratore, a differenza di me e mio fratello che siamo stati semplici imbianchini. Faceva anche un pò di lavori umili, tipo quelli che abbiamo sempre fatto anche noi.
Poi durante la guerra del 15-18 fu richiamato nell'esercito, e si fermo sotto le armi per 3 anni. In sua assenza non avevamo soldi, e mia madre per disperazione si vendette tutti i macchinari da fotografo. Quando tornò dalla guerra avava una gamba e un braccio rotti. E c'è da dire che anche tornando dalla guerra in quelle condizioni non ha goduto mai di una pensione. Sono cose incredibili!
Tornato dalla guerra mio padre ricominciò a fare i fischietti. Aveva una ferita alla gamba che non è mai guarita, andava spesso in ospedale perchè si infettava più volte la ferita. E poi aveva un braccio piegato, ma piano piano qualcosa riusciva a fare.
Quando ho iniziato a fare i fischietti avrò avuto 6-7 anni. Succedeva molte volte che andavo a disturbare mio padre mentre lavorava e gli dicevo: " Papà, questo non fischia". Io mi innervosivo quando non riuscivo a fare le cose, e mio padre mi spiegava che le cose si fanno piano piano, non puoi imparare tutto in un giorno. E diceva: "vedrai che piano piano farai anche tu come me". Ed infatti..(...)
I mille mestiere delle Murge
Con i fischietti non ci vivevamo. E quindi per guadagnare qualcosa abbiamo fatto i fungaroli, i boscaioli, persino i tombaroli "alla clandestina". Siamo stati anche emigranti in Germania e imbianchini per il Comune: per 10 anni abbiamo imbiancato tutte le scuole di Gravina.
Ma non è che abbandonavamo il lavoro dei fischietti. Magari andavamo a fare questi lavori fino alle 12. E poi venivamo al laboratorio a lavorare.
Da quando avevo 5-6 anni sono andato con mio fratello sulla Murgia. Abbiamo fatto i fungaroli, abbiamo raccolto il carbone, la carbonella, la legna. Abbiamo fatto le lumache, la cicoriella, la cicoria. Facevamo tutti questi lavori umili(...).
La Germania
Ho lavorato per più di 10 anni in Germania. Per andarci, io e mio fratello dovemmo fare una selezione. La prima volta siamo andati a Bari a passare una prima visita. Dopo un mese ci hanno chiamati a Napoli, dove ci siamo fermati per 3 giorni. Non c'erano dottori italiani, ma tedeschi. Ti facevano una visita dai piedi alla testa, e quando trovavano una minima sciocchezza dicevano: "Questo qui non può partire". Solo da Gravina eravamo un gruppo di 115 persone, e soltanto in 12 siamo riusciti a partire per la Germania.
Per noi tutto è andato bene, e nel 1960 siamo partiti. Mio fratello è stato poco tempo in Germania: sarà venuto 10 volte ma faceva 1-2 settimane di lavoro e poi tornava a casa. Ma io mi sono fermato 10 anni. Però il lavoro della Cola Cola non lo abbiamo mai abbondonato. Io pensavo a guadagnare qualcosa in Germania, e mio fratello stava sempre qui per non abbandonare il lavoro.
Poi sono stato a Colonia per un anno. A stoccarda mi sono fermato per 6 anni lavorando presso la Mercedes(...).
Le mie cazzate
Ho sempre voluto lavorare, la scuola per me era un inferno. E poi era necessario che guadagnassi qualcosa per aiutare i genitori., quindi di scuola ne ho fatta davvero poca.
Se ho imparato qualcosa devo dire grazie al servizio militare, perchè ho fatto 7-8 mesi di scuole serali quando ero sotto le armi. Il militare l'ho fatto nel '51 a Palermo e poi a Udine, in totale 18, mesi.
Sono arrivato che non sapevo fare neanche la mia firma. Poi mi hanno detto che dovevo imparare a leggere e scrivere, altrimenti non mi davano la libera uscita e dovevo pulire i bagni tutti i giorni. Se non fosse stato per le punizioni non mi sarei mai convinto. Inizialmente facevo addirittura dei disegni pornografici sul quaderno per farmi cacciare via dalla classe! Ma ora devo dire: per fortuna che ho fatto il militare!
Per fare cazzate mi sono congedato dal servizio militare con molti mesi di ritardo. Mesi che ho passato in galera: una volta mi hanno dato un mese, una volta 20 giorni... Parliamo della camera di sicurezza, non della semplice consegna, che è il divieto di uscire dalla caserma. Mi lasciavano in questa cella che aveva solo un letto di legno un cuscino di legno inchiodato. Dentro è tutto scuro, e ci stai da solo. Entri nella cella e ti chiudono la porta dietro, e tu devi cercare il letto a tentoni.
Ho provato anche le prigioni civili, che erano più o meno simili. Ci sono stato sempre per causa di cazzate. Una volta ad esempio è stato per una lite.
La prima volta che ho conosciuto una camera di sicurezza stavo aspettando la cartolina per partire al servizio militare. Arriva una cartolina dei carabinieri e pensavo che fosse quella. Invece quando mi presento da loro mi mettono in camera di sicurezza. E io chiedevo: "Ma almeno posso sapere che ho fatto, di che si tratta?". Alla fine viene fuori che si trattava di una multa non pagata per un magazzino che avevamo ad Altamura tra il '48 ed il '50. Dovevamo pagare 5.000 lire, e si trattava di una bella cifra per noi, dato che allora un operaio ne guadagnava 4-500 al giorno. Comunque non avevamo una somma simile, così mia madre andò in giro a chiedere aiuto ai conoscenti per mettere i soldi.
La creta nel sangue
Anche se un giorno non vengo qui al laboratorio il mio pensiero sta sempre qui. Ma non vengo qui perchè voglio guadagnare: ci verrei anche se non guadagnassi niente. Mi sento il lavoro proprio nel sangue. La domenica non lavoro e sto a casa le ore non mi passano mi. Lo stesso mi succede per la raccolta dei funghi: stare lontano dalle Murge mi fa star male. E' l'accanimento di quando una cosa l'hai fatta da bambino e allora ti piace.
E poi usare la creta per me non è solo un lavoro ma una mania, un'esigenza fisica. Quando ero sotto le armi come artigliere un giorno stavamo facendo una esercitazione all'aperto con un cannone. Finsi di dovermi allontanare per andare al bagno, ma in realtà avevo notato che c'era della terra argillosa che si poteva lavorare. Modellai con questa terra trovata sul posto un cannone e lo portai agli altri soldati. Ero timoroso, non sapevo come avrebbero reagito, se sarei stato punito. In realtà furono tutti molto divertiti. Il mio sergente volle assolutamente conservare il mio cannone.
Quando ero alla miniera in Germania, invece, utilizzavamo un monta carichi per mandare su la merce ai clienti. A volte insieme alla merce mandavo su dei falli di creta modellati da me. E i miei colleghi su non capivano mai da dove venissero questi falli. Anche se dopo un pò mi sa che hanno capito che venivano dall'Italia!
Oggi le Cola Cola possono essere considerate il simbolo più riconoscibile del fischietto popolare, e i Loglisci sono tra i pochissimi autori a non poter mancare in nessuna collezione, mostra, pubblicazione sui fischietti. Ma il mondo della ceramica sonora sta loro stretto, dato che Vincenzo e Beniamino hanno esposto i loro pezzi in gallerie d'arte importanti e sono oggi considerati artisti naif di grande sensibilità ed espressività.
Di Massimiliano Trulli
Ph: Pietro Amendolara
Nonostante i suoi 80 anni, Beniamino passa circa 7 ore al giorno modellando l'argilla. L'anziano artigiano lavora e intanto ci racconta la sua vita e della produzione della Cola Cola, il tradizionale fischietto in terracotta di Gravina(...).
Per la lavorazione della Cola Cola abbiamo sempre seguito dei periodi ben precisi. Dopo le feste di Natale iniziamo a modellare, e modelliamo tutto l'inverno. Poi la cottura l'abbiamo fatat da sempre a primavera: questo perchè bisogna stare 10 ore vicino al fuoco, e di inverno anche se ti alzi alle 6 di mattina devi arrivare alle 4 di pomeriggio, ed e a quell'ora già non si vede più. E poi il forno a legna si utilizza all'aperto, e la mattina presto quando è inverno fa molto freddo qui sulle Murge.
Quando abbiamo finito di fare le cotture ci dedichiamo alla pittura. Quindi l'estate facciamo a dipingere. E si fa la provvista di creta per l'inverno(...).
La modellatura
La Cola Cola l'abbiamo sempre fatta interamente a mano. Se la stessa cosa la fai con lo stampo non ha più valore, non ha nessun senso.
Partiamo facendo tre palline di argilla. Le prime due servono per fare il corpo della Cola Cola: con una pallina un pò più grande si fa la parte davanti con la testa, con quella più piccola si fa la parte di dietro con il fischio.
Lavoriamo entrambe le palline con le dita, allungandole e scavandole. Otteniamo due forme vuote che vanno unite per fare il corpo della Cola Cola: una delle due parti è leggermente più grande, e quando le sovrapponiamo avremo una femmina e un maschio. Le uniamo bene con le dita, in modo da fare una saldatura.
Alla parte di dietro facciamo i buchi del fischio con la stecca; prima di usarla è meglio bagnarla, ma poco, altrimenti il pezzo si spacca. A parte questo gli attrezzi non vanno usati proprio: per fare la cresta del gallo e della gallina, ad esempio, si usa il pollice.
I pezzi aggiunti, come il collare,devono essere di creta più umida, altrimenti in cottura si staccano. La stessa cosa vale per gli occhi: si fanno con due palline di creta che deve essere più molla.
Con la terza pallina facciamo la base della Cola Cola. La base non può essere attaccata subito al corpo: va fatta indurire un pò, se no il pezzo crolla. Di inverno mettiamo le basi vicino alla stufa per farle seccare più velocemente. Se fa un pò più caldo, invece, le mettiamo fuori dalla finestra.
Quando ha raggiunto la giusta durezza, non deve essere troppo secco nè troppo molle; uniamo la base al corpo. Si scava un pò la pancia e si inserisce dentro la base. Poi si rafforza la saldatura con una fascetta di creta.
Quando il pezzo è finito lo lisciamo per bene con il dito bagnato. Quando poi è secco lo lisciamo ancora meglio passando la carta vetrata. Alla fine passiamo di nuovo il pennello bagnato per togliere le striature. Una volta pitturati i pezzi, le striature non di vedrebbero comunque, ma preferiamo farlo perchè viene una cosa pulita.
La vendita dei fischietti: dal Santuario di Picciano alle gallerie d'arte
Il momento dell'anno in cui vendevamo più fischietti era il mese di maggio, durante i pellegrinaggi al Santuario della Madonna di Picciano. In quel periodo il Santuario era così affollato dai fedeli che di domenica non si poteva quasi entrare in chiesa. Il fischietto era il primo ricordo del pellegrinaggio, così, quando andavamo a Picciano vendevamo tutti i fischietti che facevamo durante l'inverno, non ne portavamo uno indietro!
Nonostante tutto, con la vendita dei fischietti non potevamo sopravvivere neanche un mese. Questo perchè i prezzi erano tutti sproporzionati. Mi ricordo quando questa Cola Cola costava 50 soldi. Poi il prezzo è salito a 100 soldi, 1 lira, 2 lire. Ma il valore era sempre quello: per due Cola Cola compravamo un chilo di pane. Ora per fortuna è un pò diverso: uno di questi lo vendo a 10 euro, e di chili di pane ne posso comprare 10. Ma una volta si doveva lavorare solo per comprare il pane, senza altri progetti.
Da Gravina a Picciano ci saranno 17-18 chilometri, e al santuario ci arrivavamo con un traino preso in affitto tirato da cavalli o muli. Anzi, per la verità i primi tempi ci andavamo con la carretta a mano. E qualche volta siamo andati anche a piedi, con le Cola Cola a spalla. Questo è successo quando c'era stata troppa pioggia, e i traini non potevano passare per il fango. Perchè allora a questo santuario non attivavano le strade asfaltate: c'erano strada di terra.
A vendere i fischietti a Picciano durante le feste andavamo sempre sia noi che i Niglio di Matera, che erano 3 o 4 fratelli. Facevano questo tipo di fischietto che a Matera chiamano Cuccù. E' come la nostra Cola Cola, ma ha questa testa che non ho capito mai che tipo di animale sia. E' una testa strana, non lo spiegare.
E abbiamo conosciuto i Niglio negli anni '35-40 quindi è da una vecchia data che conosciamo questa famiglia.
Le femmine della famiglia Loglisci non hanno mai avuto a che fare con i fischietti. Invece credo che fino al '71- 72, sarà una quarantina d'anni che abbiamo smesso. desso hanno aperto la strada asfaltata e c'è gente che ci va tutto l'anno. C'è un nostro discepolo che si chiama come noi, Loglisci(Raffaele), che continua a portare li i fischietti ed a venderli per tutto il mese di maggio e poi durante altre feste ad Agosto. Però non si vendono più tutti i fischietti che vendevano una volta. E molti visitatori non li conoscono proprio i fischietti(...).
L'origine della Cola Cola
Le radici della Cola Cola sono a Gravina, e in particolare nella famiglia Loglisci. Noi siamo stati i primi, è stato un nostro brevetto. Non sono sicuro chi della famiglia ha iniziato a farli. Posso dire con sicurezza che li producevano mio Padre e mio Nonno, perchè me lo ricordo. Però mio padre mi parlava anche della produzione del mio Bisnonno. Diceva sempre che anche lui si dedicava a fare queste cose qui. E quindi sono almeno 4 generazioni.
A Gravina c'erano tanti fornaciai che facevano mattoni, recipienti e altre cose. Ma la Cola Cola non l'ha fatta mai nessuno, c'erano solo i fratelli Loglisci. Si, qualche volta fornaciaio ha provato a fare le Cola Cola, ma non in maniera continuativa.
Oggi nei paesi vicini c'è molta gente che fa la Cola Cola e pretende che sia nata ad Altamura, Matera, eccetera. Mio fratello si arrabbiava per queste bugie, ma io gli dicevo: non ti arrabbiare, tanto noi dobbiamo morire, meglio che gli altri imparano! La cosa che mi da fastidio è quando vedo fare le Cola Cola con dei colori strani. La Cola Cola deve avere i colori tradizionali!
Il nome della Cola Cola ha una origine strana. Nel dialetto di Gravina chiamiamo cola cola la gazza ladra, e i nostyri antenati le diedero questo nome. Ma la Cola Cola che facciamo noi non ha niente a che vedere con i canto della gazza, assomiglia più al cuculo, che fa cucù, cucù. Però ormai il nome è tradizionale e noi non lo possiamo cambiare.
Nostro padre Giuseppe
Papà era più bravo di me e mio fratello a fare i fischietti. Ed in fondo è una cosa normale, perchè veniamo da lui. E' lui che ci ha insegnato tutto. Può succedere ad un allievo di superare il maestro, ma credo che noi non ci siamo mai arrivati.
Oltre a fare i fischietti, mio padre ha fatto tanti tipi di lavori. Però la Cola Cola non l'ha mai abbandonata, faceva tutte e due le cose.
Da giovane quando si sposò, aveva uno studio fotografico. E' stato il primo ad aprire uno studio fotografico a Gravina. Era anche decoratore, a differenza di me e mio fratello che siamo stati semplici imbianchini. Faceva anche un pò di lavori umili, tipo quelli che abbiamo sempre fatto anche noi.
Poi durante la guerra del 15-18 fu richiamato nell'esercito, e si fermo sotto le armi per 3 anni. In sua assenza non avevamo soldi, e mia madre per disperazione si vendette tutti i macchinari da fotografo. Quando tornò dalla guerra avava una gamba e un braccio rotti. E c'è da dire che anche tornando dalla guerra in quelle condizioni non ha goduto mai di una pensione. Sono cose incredibili!
Tornato dalla guerra mio padre ricominciò a fare i fischietti. Aveva una ferita alla gamba che non è mai guarita, andava spesso in ospedale perchè si infettava più volte la ferita. E poi aveva un braccio piegato, ma piano piano qualcosa riusciva a fare.
Quando ho iniziato a fare i fischietti avrò avuto 6-7 anni. Succedeva molte volte che andavo a disturbare mio padre mentre lavorava e gli dicevo: " Papà, questo non fischia". Io mi innervosivo quando non riuscivo a fare le cose, e mio padre mi spiegava che le cose si fanno piano piano, non puoi imparare tutto in un giorno. E diceva: "vedrai che piano piano farai anche tu come me". Ed infatti..(...)
I mille mestiere delle Murge
Con i fischietti non ci vivevamo. E quindi per guadagnare qualcosa abbiamo fatto i fungaroli, i boscaioli, persino i tombaroli "alla clandestina". Siamo stati anche emigranti in Germania e imbianchini per il Comune: per 10 anni abbiamo imbiancato tutte le scuole di Gravina.
Ma non è che abbandonavamo il lavoro dei fischietti. Magari andavamo a fare questi lavori fino alle 12. E poi venivamo al laboratorio a lavorare.
Da quando avevo 5-6 anni sono andato con mio fratello sulla Murgia. Abbiamo fatto i fungaroli, abbiamo raccolto il carbone, la carbonella, la legna. Abbiamo fatto le lumache, la cicoriella, la cicoria. Facevamo tutti questi lavori umili(...).
La Germania
Ho lavorato per più di 10 anni in Germania. Per andarci, io e mio fratello dovemmo fare una selezione. La prima volta siamo andati a Bari a passare una prima visita. Dopo un mese ci hanno chiamati a Napoli, dove ci siamo fermati per 3 giorni. Non c'erano dottori italiani, ma tedeschi. Ti facevano una visita dai piedi alla testa, e quando trovavano una minima sciocchezza dicevano: "Questo qui non può partire". Solo da Gravina eravamo un gruppo di 115 persone, e soltanto in 12 siamo riusciti a partire per la Germania.
Per noi tutto è andato bene, e nel 1960 siamo partiti. Mio fratello è stato poco tempo in Germania: sarà venuto 10 volte ma faceva 1-2 settimane di lavoro e poi tornava a casa. Ma io mi sono fermato 10 anni. Però il lavoro della Cola Cola non lo abbiamo mai abbondonato. Io pensavo a guadagnare qualcosa in Germania, e mio fratello stava sempre qui per non abbandonare il lavoro.
Poi sono stato a Colonia per un anno. A stoccarda mi sono fermato per 6 anni lavorando presso la Mercedes(...).
Le mie cazzate
Ho sempre voluto lavorare, la scuola per me era un inferno. E poi era necessario che guadagnassi qualcosa per aiutare i genitori., quindi di scuola ne ho fatta davvero poca.
Se ho imparato qualcosa devo dire grazie al servizio militare, perchè ho fatto 7-8 mesi di scuole serali quando ero sotto le armi. Il militare l'ho fatto nel '51 a Palermo e poi a Udine, in totale 18, mesi.
Sono arrivato che non sapevo fare neanche la mia firma. Poi mi hanno detto che dovevo imparare a leggere e scrivere, altrimenti non mi davano la libera uscita e dovevo pulire i bagni tutti i giorni. Se non fosse stato per le punizioni non mi sarei mai convinto. Inizialmente facevo addirittura dei disegni pornografici sul quaderno per farmi cacciare via dalla classe! Ma ora devo dire: per fortuna che ho fatto il militare!
Per fare cazzate mi sono congedato dal servizio militare con molti mesi di ritardo. Mesi che ho passato in galera: una volta mi hanno dato un mese, una volta 20 giorni... Parliamo della camera di sicurezza, non della semplice consegna, che è il divieto di uscire dalla caserma. Mi lasciavano in questa cella che aveva solo un letto di legno un cuscino di legno inchiodato. Dentro è tutto scuro, e ci stai da solo. Entri nella cella e ti chiudono la porta dietro, e tu devi cercare il letto a tentoni.
Ho provato anche le prigioni civili, che erano più o meno simili. Ci sono stato sempre per causa di cazzate. Una volta ad esempio è stato per una lite.
La prima volta che ho conosciuto una camera di sicurezza stavo aspettando la cartolina per partire al servizio militare. Arriva una cartolina dei carabinieri e pensavo che fosse quella. Invece quando mi presento da loro mi mettono in camera di sicurezza. E io chiedevo: "Ma almeno posso sapere che ho fatto, di che si tratta?". Alla fine viene fuori che si trattava di una multa non pagata per un magazzino che avevamo ad Altamura tra il '48 ed il '50. Dovevamo pagare 5.000 lire, e si trattava di una bella cifra per noi, dato che allora un operaio ne guadagnava 4-500 al giorno. Comunque non avevamo una somma simile, così mia madre andò in giro a chiedere aiuto ai conoscenti per mettere i soldi.
La creta nel sangue
Anche se un giorno non vengo qui al laboratorio il mio pensiero sta sempre qui. Ma non vengo qui perchè voglio guadagnare: ci verrei anche se non guadagnassi niente. Mi sento il lavoro proprio nel sangue. La domenica non lavoro e sto a casa le ore non mi passano mi. Lo stesso mi succede per la raccolta dei funghi: stare lontano dalle Murge mi fa star male. E' l'accanimento di quando una cosa l'hai fatta da bambino e allora ti piace.
E poi usare la creta per me non è solo un lavoro ma una mania, un'esigenza fisica. Quando ero sotto le armi come artigliere un giorno stavamo facendo una esercitazione all'aperto con un cannone. Finsi di dovermi allontanare per andare al bagno, ma in realtà avevo notato che c'era della terra argillosa che si poteva lavorare. Modellai con questa terra trovata sul posto un cannone e lo portai agli altri soldati. Ero timoroso, non sapevo come avrebbero reagito, se sarei stato punito. In realtà furono tutti molto divertiti. Il mio sergente volle assolutamente conservare il mio cannone.
Quando ero alla miniera in Germania, invece, utilizzavamo un monta carichi per mandare su la merce ai clienti. A volte insieme alla merce mandavo su dei falli di creta modellati da me. E i miei colleghi su non capivano mai da dove venissero questi falli. Anche se dopo un pò mi sa che hanno capito che venivano dall'Italia!
Oggi le Cola Cola possono essere considerate il simbolo più riconoscibile del fischietto popolare, e i Loglisci sono tra i pochissimi autori a non poter mancare in nessuna collezione, mostra, pubblicazione sui fischietti. Ma il mondo della ceramica sonora sta loro stretto, dato che Vincenzo e Beniamino hanno esposto i loro pezzi in gallerie d'arte importanti e sono oggi considerati artisti naif di grande sensibilità ed espressività.
Di Massimiliano Trulli
Ph: Pietro Amendolara